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Deludenti gli ultimi dati sul lavoro Usa

I principali listini internazionali hanno iniziato il mese di maggio con il piede giusto anche se non sono mancati alcuni passi falsi. Come spesso accade l’Europa si è mossa meno veloce di Wall Street, dove il Dow Jones ha raggiungo su un nuovo massimo storico la scorsa settimana. Sui mercati prevalgono le speranze di una ripresa economica vigorosa anche se l’ultimo rapporto mensile di aprile sul mercato del lavoro americano ha fatto sorgere agli operatori alcuni dubbi. A dispetto dell’outlook degli analisti, pari alla creazione di 1 milione di nuovi posti di lavoro nel mese di aprile, l’economia americana ha sfornato soltanto 266.000 nuove posizioni nei settori non agricoli (le cosiddette non-farm payrolls). E il tasso di disoccupazione, che era atteso scendere dal 6% di marzo al 5,8%, è aumentato al 6,1%. Raramente si è assistito a uno scollamento tanto profondo tra le stime degli economisti e la realtà delle cose, soprattutto nel caso dell’occupazione-disoccupazione Usa.
Un vero e proprio shock per l’America, soprattutto per i mercati che stavano scommettendo sulla ripresa turbo che l’economia avrebbe messo a segno, grazie alle vaccinazioni, che negli States procedono a ritmo spedito (fino a più di 2 milioni di persone vaccinate al giorno). Il dato sul mercato del lavoro Usa potrebbe inoltre influenzare la politica monetaria della Federal Reserve che nell’ultima riunione ha mantenuto i tassi di interesse vicini allo zero e confermato anche il programma di Quantitative easing, che comporta l’acquisto di bond, ogni mese, per un valore di almeno 120 miliardi di dollari. Questa settimana l’attenzione sarà rivolta agli importan[1]ti dati macro provenienti da Usa e Area Euro che dovrebbero confermare il miglioramento emerso già da altri indicatori. Numerosi gli appuntamenti sul fronte banche centrali. In programma le riunioni della BoE, di quella australiana, norvegese, polacca e turca. Infine, sono attesi diversi interventi di banchieri centrali, tra cui quelli di Powell e Lagarde.

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