Il Maxicedola di Bnp Paribas per puntare sul boom dei chip

28/10/2021 · Tema di Investimento a cura di OraFinanza

Appena lanciata una nuova famiglia di Maxi cash collect. Già a dicembre il certificate con Isin NLBNPIT15BV5 offre la possibilità di incassare 120 euro di maxi premio se Asml, Amd, Intel e Nvidia non avranno perso il 35% in meno di due mesi. Poi cedole trimestrali con memoria dell’1,2%, (4,8% annuo), possibilità di rimborso anticipato dal sesto mese. A scadenza (ottobre 2024) barriera del 65%.

 

La benzina del mondo

Vengono definiti the new oil, la benzina del mondo, perché senza di loro interi settori rimangono a terra. Il comparto auto, cloud computing, telefonini e pc: la fame di chip è scoppiata. Ordinare oggi un’auto significa aspettare diversi mesi prima di guidarla. “Non sappiamo i tempi di consegna, non sappiamo con certezza il prezzo e il colore”, spiega un concessionario di auto italiano e le consegne sono slittante anche di 6 mesi. I prezzi sono cresciuti, pc e telefonini montano vecchie soluzioni e la capacità di memoria e di calcolo non cresce. Tutte le maggiori potenze sono corse ai ripari. Ad oggi la Cina importa circa 300 miliardi l’anno in chip, il 18% di tutte le importazioni del Paese, erano 200 miliardi nel 2013, oltre l’80% dei chip è importato.

Il mercato globale dei microprocessori dovrebbe sfondare quest’anno quota 500 miliardi di dollari, in aumento di circa il 18% sul 2020. A farla da padrone sono le società fabless (nomi come Nvidia, Intel, Qualcomm, Amd, Asml,) , che progettano semplicemente i processori e incaricano terzi per la produzione. Sono le Fabless che si prendono la fetta maggiore del fatturato: su 500 miliardi di vendite globali di processori circa 380 miliardi sono loro, gli altri 120 vanno ai produttori. Ma oggi il collo di bottiglia è rappresentato dalle fonderie.

Secondo i dati di Bank of America, il mercato mondiale dei produttori di chip (“le fonderie”) è passato dalle 30 società nel 2001 che si spartivano il 70% del mercato a due: il colosso Taiwan Semiconductor (TSMC) con una quota di mercato del 55% (circa 67 miliardi di dollari di fatturato) e Samsung con il 18%. Solo 10 giorni fa, Tsmc ha aggiornato le stime di crescita quest’anno con un fatturato che dovrebbe aumentare dal 24 a 20% sul 2020.

Secondo un rapporto del Financial Times, la quota statunitense di capacità produttiva di semiconduttori è scesa dal 37% del 1990 al 12% del 2020. Per non parlare dell’Europa, passata dal 44% al 9% di capacità produttiva.

Per creare almeno altri due poli delle dimensioni di Tsmc e Samsung e rendere Usa e Europa indipendenti, la Sia (Semiconductor industry association) stima investimenti per mille miliardi di dollari, con un aumento dei costi dei chip tra il 35 e il 65%. Il presidente Usa, Joe Biden ha messo sul piatto per 50 miliardi di dollari per stimolare anche quelli privati, Intel ne ha annunciati altri 20 per produrre in Usa i processori.

Sul fronte della domanda la crescita è impressionante. Se nel 1964, il chip con la maggiore «densità di transistor» contava solo 64 transistor, nel 2020 il chip A14 Bionic dell’iPhone 12 contiene 11,8 miliardi di transistor, in un chip delle dimensioni di appena 88 mm. “Si tratta di un’incredibile quantità di componentistica in uno spazio all’incirca delle dimensioni di un’unghia”, osserva Julian Beard, CFA, Senior Portfolio Manager, Credit Suisse Asset Management Thematic Equities.

L’immagine mostra le aspettative di crescita della domanda. In particolare è impressionante il passaggio da quei 5 dispositivi per persona di oggi ai 41 connessi fra 10 anni.

 

 

Secondo gli esperti (curva di Gompertz), siamo solo agli inizi della produzione di transistor di silicio: il tasso di crescita delle consegne di transistor di silicio continuerà ad aumentare fino al 2038, senza raggiungere la saturazione fino al 2050.

 

Una soluzione di investimento

Ci siamo chiesti, se alla luce di questa fotografia, esistesse una soluzione di investimento interessante per esporsi al settore, soprattutto sulla parte più redditizia, ma anche più flessibile, in casi di cambi di rotta: le fabless (le società senza fabbriche).

Abbiamo trovato interessante il nuovo Maxi Cash Collect emesso da Bnp Paribas con Isin NLBNPIT15BV5 e sottostanti Amd, Asml, Intel e Nvidia. Il certificate è arrivato sul mercato il 21 ottobre con altri 4 maxi strutturati dalla banca francese, (qui la brochure di spiegazione del prodotto). Oggi quota sulla parità, ha una barriera al 65% sia a scadenza che per tutte le cedole, già dai primi di dicembre (data di valutazione il 9) può staccare una maxicedola del 12%, se tutti i sottostanti non avranno perso oltre il 35% dal livello iniziale.

Si passa poi a premi trimestrali con effetto memoria pari all’1,2% ovvero il 4,8% l’anno. Dal sesto mese, Bnp Paribas offre la possibilità di rimborso anticipato con tutti i sottostanti sopra il livello iniziale.

La tabellina di seguito mostra i livelli di riferimento e il posizionamento dei sottostanti.

 

 

Se non interviene il rimborso anticipato, a scadenza, avremo i classici due scenari, positivo con tutti i sottostanti sopra il livello di barriera: rimborso a 100 euro più tutte le eventuali cedole non distribuite precedentemente (effetto memoria). Negativo, se anche un solo sottostante si dovesse trovare sotto la barriera. Se, ad esempio, Intel (il peggiore) a scadenza dovesse aver perso il 36% dal livello iniziale il certificate verrebbe ritirato a 64 euro.

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L’investimento in certificate espone al rischio default dell’emittente e all’azzeramento di un sottostante, che comporterebbe la perdita dell’intero capitale. Ricordiamo, inoltre, che i rendimenti sono al lordo dell’imposta fiscale. Su una scala di rischio da 1 a 7 (dove sette è il massimo) questo prodotto ha ottenuto un livello pari a 6.

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