Settore petrolifero in fermento, focus su Mar Rosso e uscita Angola dall’Opec

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22/12/2023 · Tema di Investimento a cura di FOL

Il Certificate:

Le quotazioni del petrolio greggio si apprestano a registrare il primo ribasso annuale dal 2020, ma ci sono alcune dinamiche importanti che potrebbero riaccendere i prezzi nel 2024. Gli operatori stanno infatti valutando l’impatto dell’uscita dall’Opec dell’Angola, dell’aumento della produzione statunitense e delle conseguenze degli attacchi alle navi nel Mar Rosso.

L’Opec perde un membro storico

Dopo 16 anni, l’Angola ha annunciato la decisione di abbandonare l’OPEC, a seguito di un’accesa disputa sulle quote di produzione di petrolio.

I contrasti sono iniziati in estate e si sono acutizzati nell’ultima riunione del cartello, svoltasi meno di un mese fa. In tale occasione, il Paese africano ha rifiutato l’imposizione di un tetto alla produzione, fissato a 1,1 milioni di barili al giorno per il 2024. Il limite, inferiore all’attuale output, è stato stabilito per riflettere la minor capacità produttiva del paese, che negli ultimi otto anni si è ridotta di circa il 40% (a circa 1,14 mb/g) a causa del mancato svecchiamento dei giacimenti petroliferi in acque profonde.

L’uscita dell’Angola ridurrà a 12 il numero di membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio. Negli ultimi anni, altri membri hanno lasciato il gruppo per vari motivi: Qatar, Indonesia e più recentemente, l’Ecuador.

Usa tra record di produzione e situazione Mar Rosso

I tagli alla produzione dell’Arabia Saudita e dell’Opec+, che hanno sollevato molti dubbi tra gli operatori per la loro natura volontaria, sono compensati dall’aumento dell’output da parte dei Paesi esterni al cartello e ai suoi alleati, in primis Stati Uniti, Guyana e Brasile. In particolare, gli Usa hanno consolidato la loro posizione di maggiore produttore di petrolio al mondo, con un output giornaliero in aumento di 200.000 barili la scorsa settimana, il livello più alto registrato dal 1983, secondo l’Energy Information Administration. Anche le scorte di greggio a livello nazionale sono risalite per la prima volta in tre settimane.

Nel frattempo, i trader continuano a monitorare la situazione nel Mar Rosso, dove la minaccia di attacchi da parte dei ribelli Houthi sta costringendo decine di navi portacontainer a modificare le loro rotte, circumnavigando l’Africa per evitare guai. Gli Stati Uniti stanno valutando un’azione militare contro il gruppo armato yemenita, ma al contempo sta cercando una soluzione diplomatica con gli alleati occidentali e arabi per rafforzare la protezione marittima nella regione. Gli Houthi hanno fatto sapere che reagiranno nel caso di attacchi statunitensi alle sue basi nello Yemen.

L’effetto degli attacchi nel Mar Rosso

Gli analisti di Goldman Sachs hanno fornito una prima stima sull’interruzione dei flussi attraverso lo stretto di Bab-El-Mandeb, che collega l’estremità meridionale del Mar Rosso con il Golfo di Aden e quindi con l’Oceano Indiano.

Secondo gli esperti della banca d’affari americana, è improbabile assistere a grandi effetti sui prezzi del petrolio greggio. Un ipotetico reindirizzamento prolungato di tutti i flussi lordi di petrolio (7 milioni di barili al giorno) lungo un viaggio più lungo di circa 15 giorni aumenterebbe di circa 100 mb/g la quantità di petrolio in transito via mare, riducendo dunque le scorte commerciali globali a parità di altre condizioni. Questo potrebbe determinare un temporaneo aumento dei prezzi spot del greggio rispetto ai prezzi a lungo termine di circa 3-4 dollari al barile.

Gli effetti sui prezzi sarebbero molto più rilevanti nel caso venisse chiuso lo Stretto di Hormuz, che divide la penisola arabica dalle coste dell’Iran. Uno scenario “molto meno probabile” secondo Goldman, ma che potrebbe portare a grandi blocchi della produzione di greggio, a causa della mancanza di ampi sbocchi di esportazione alternativi. “Stimiamo che i prezzi del petrolio in questo scenario estremo aumenterebbero del 20% nel primo mese dell’interruzione, per poi diventare più estremi in seguito”.

L’outlook 2024 sul petrolio

Per gli analisti di Deutsche Bank, nei prossimi mesi i prezzi del greggio si stabilizzeranno ad un livello più elevato. I tagli volontari alla produzione da parte dei Paesi dell’OPEC+, attualmente pari a circa 2,97 mb/g, dovrebbero sostenere i prezzi nel medio termine. Inoltre, spiega la banca tedesca, “i principali Paesi produttori di petrolio, come l‘Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, hanno bisogno di ingenti quantità di capitale per finanziare la transizione delle proprie economie basate oggi sui combustibili fossili. È quindi probabile che preferiscano dei prezzi del petrolio elevati.”

Dal lato della domanda, dall‘autunno 2023 si sono registrati livelli record con una media di 103 milioni di barili al giorno, per via della parziale sostituzione del gas naturale russo con prodotti petroliferi e della ripresa della Cina. “Se nella seconda metà del 2024 si registrerà una graduale ripresa economica negli Stati Uniti, come ci aspettiamo, ciò dovrebbe fornire un ulteriore sostegno alla domanda di petrolio e quindi supportarne i prezzi. La nostra previsione di prezzo per il Brent è di 88 dollari al barile a fine 2024.”

Nuovi Cash Collect con flusso cedolare garantito ogni mese

Un modo alternativo di investire sul settore petrolifero è quello di utilizzare gli Investment Certificate come i nuovi Premi Fissi Cash Collect Callable su panieri azionari, emessi di recente da BNP Paribas sul mercato SeDeX di Borsa Italiana. I nuovi prodotti, di durata triennale (con scadenza fissata il 27 novembre 2026), prevedono un premio mensile fisso compreso tra lo 0,78% (9,36% p.a.) e l’1,08% (12,96% p.a.), indipendentemente dall’andamento dei sottostanti che compongono il paniere.

Grazie a questi strumenti, l’investitore riceve un premio fisso garantito alla fine di ogni mese, mentre la possibilità di rimborso anticipato consente di beneficiare di un’ottimizzazione del rendimento. Inoltre, gli investitori possono considerare i Certificate Premi Fissi Cash Collect Callable come una soluzione interessante per diversificare il proprio portafoglio investendo su azioni di settori diversi, come il comparto bancario, quello assicurativo, il settore dell’asset management, dei viaggi o quello tecnologico.

Il Certificate sulle big del petrolio

Nella nuova gamma è presente anche il Certificate su alcuni titoli attivi del settore petrolifero. Si tratta del prodotto su Repsol, Neste, BP (ISIN NLBNPIT1X4E8) che paga un premio fisso pari allo 0,84% dell’importo nozionale (0,84 euro) con cadenza mensile (pari al 10,08% annuo), indipendentemente dall’andamento dei sottostanti. A partire dal nono mese, l’Emittente (BNP Paribas) ha la possibilità di esercitare la facoltà del rimborso anticipato: in questo caso il Certificate scade anticipatamente e paga, oltre al premio mensile, l’importo nozionale (100 euro). Viceversa, se l’Emittente non esercita la facoltà di rimborso anticipato, il Certificate paga un premio di 0,84 euro fino alla scadenza naturale.

A scadenza (27 novembre 2026), se la quotazione di tutti i titoli che compongono il paniere è maggiore o uguale al livello barriera (60% del valore iniziale dei sottostanti), il Certificate scade e paga, oltre al premio mensile (0,84 euro), l’importo nozionale (100 euro). Se la quotazione di almeno uno dei sottostanti è invece inferiore al livello barriera (60% del valore iniziale dei sottostanti), il Certificate scade e paga il premio di 0,84 euro, più un importo commisurato alla performance del peggiore dei sottostanti, con conseguente perdita, parziale o totale, dell’importo nozionale.

Di seguito le analisi di scenario a scadenza:

Infine, il certificato è dotato di opzione Quanto che lo rende immune dall’oscillazione del cambio tra l’euro e la sterlina (la valuta di BP), neutralizzando il relativo rischio.

I giudizi degli analisti sui titoli del paniere

Il consensus raccolto da Bloomberg sui tre titoli del paniere, che riportiamo nella tabella qui sopra, è sostanzialmente positivo. Quasi la totalità degli analisti che seguono Neste consiglia l’acquisto (buy), mentre il resto si divide in mantenere la azioni in portafoglio (hold) e vendere (sell). Su Repsol e BP, invece, più della metà prediligono il buy, mentre gli hold superano i sell. Inoltre, il target price medio indica che attualmente questi titoli appaiono sotto-prezzati e dai quali gli analisti si aspettano potenziali upside tra il 30% e il 34% entro i prossimi 12 mesi.

Questo rende i sottostanti del paniere idonei a strategie con un Certificate Premi Fissi Cash Collect Callable, ovvero per chi ha una visione laterale o moderatamente rialzista di un determinato settore (in questo caso il settore petrolifero) per ottenere un rendimento interessante al momento della Callability a facoltà dell’Emittente oppure alla fine della vita del prodotto (dopo tre anni).

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