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Bnp lancia gli Switch to Protection

Sono una nuova variante di Cash Collect, che al termine del primo anno possono diventare a capitale garantito con premi incondizionati
Lunedì 13 febbraio hanno debuttato sull’Mtf SeDeX di Borsa italiana 10 nuovi certificati denominati “Switch to Protection Cash Collect”, che hanno introdotto sul mercato italiano una nuova variante dei prodotti a rendimento cedolare. A proporre questa novità è stata Bnp Paribas, che si conferma particolarmente prolifica su questo segmento. Grazie a un contesto di mercato che finalmente concede maggiori margini di manovra agli emittenti di derivati cartolarizzati, il mondo dei certificati d’investimento sta trovando una nuova vitalità, con proposte sempre più efficienti soprattutto sul fronte del controllo del rischio. E anche questa emissione si colloca proprio su questa lunghezza d’onda. In particolare, la peculiarità principale di questi certificati è ben rappresentata dal termine “Switch”, che identifica una capacità di “spostamento” della strategia verso una logica diversa da quella iniziale, che nel caso in questione è una logica “di protezione”, Switch to Protection appunto.
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, questi strumenti hanno tutti una scadenza triennale (9 febbraio 2026), accompagnata da due finestre annuali di esercizio anticipato (19 febbraio 2024 a 19 febbraio 2025), in corrispondenza delle quali ogni prodotto potrà essere liquidato al suo valore nominale (100 euro) se tutti i sottostanti in gioco chiuderanno a un prezzo almeno pari al rispettivo livello iniziale. I 10 certificati appena quotati sono infatti tutti legati a panieri “Worst of”, composti ognuno da tre diversi titoli azionari. Con cadenza mensile è inoltre previsto il pagamento di un premio condizionato con memoria, vincolato al rispetto di una cosiddetta “barriera premio” posta al 40%, 50% o 60% a seconda dello strumento. Da notare che la frequenza di pagamento dei premi è diversa da quella di verifica delle condizioni per l’esercizio anticipato: gli importi addizionali potranno essere infatti pagati, come detto, con cadenza mensile, mentre le finestre di esercizio anticipato saranno solo due, collocate appunto al termine del primo e del secondo anno di vita dei certificati.
L’opzione “Switch to Protection” che rappresenta il vero elemento di innovazione di questa proposta, si potrà configurare al termine del primo anno e prevede innanzitutto che questi certificati a capitale condizionatamente protetto diventino a capitale garantito, cioè prevedano il rimborso del valore nominale a scadenza indipendentemente dallo scenario di mercato, ma anche che gli stessi premi mensili originariamente condizionati diventino loro stessi di tipo incondizionato: questo “switch” potrà avvenire se nell’arco del primo anno di vita dei certificati in questione, i sottostanti in gioco avranno tutti chiuso ogni seduta compresa tra la data di emissione (8 febbraio 2023) e la prima data di valutazione annuale (8 febbraio 2024) a un livello almeno pari alla cosiddetta “Barriera Switch”, posta al 50%, 60% o 70% del rispettivo valore iniziale, quindi 10 punti più in alto rispetto alla “Barriera premio”. In sostanza, se nell’arco del primo anno nessuno dei sottostanti avrà mai maturato una perdita superiore al 50%, 40% o 30%, a seconda dello strumento, il certificato si svincolerà totalmente dal rischio di mercato, garantendo sia le cedole mensili, sia il rimborso del capitale a scadenza indipendentemente dall’andamento dei titoli in gioco.

Consideriamo per esempio il certificato su Intesa SanPaolo, Nexi e Unicredit, che ha una “barriera premio” posta al 60% (1,4814 euro, 5,01 euro e 10,9332 euro) e una “barriera switch” collocata al 70% (1,7283 euro, 5,845 euro e 12,7554 euro). Con cadenza mensile, partendo già dal 17 marzo prossimo, questo prodotto pagherà una cedola con memoria di 0,95 euro se nessuno dei titoli in gioco chiuderà al di sotto della rispettiva barriera premio. Alla fine del primo anno si valuterà poi se gli stessi sottostanti avranno sempre rispettato la “barriera switch” in ogni chiusura giornaliera, nel qual caso il certificato si svincolerà totalmente dalle due barriere. Se nella stessa occasione i tre sottostanti chiuderanno però anche a un livello non inferiore al rispettivo strike, il certificato sarà direttamente liquidato. Al contrario il prodotto continuerà regolarmente il suo percorso, che sarà però diverso a seconda che l’opzione “Switch to Protection” sia scattata o meno: nel primo caso si beneficerà, come detto, di una garanzia di pagamento dei premi mensili e di rimborso del capitale a scadenza, mentre l’unico impatto che potranno avere sull’investimento Intesa SanPaolo, Nexi e Unicredit sarà circoscritto all’eventuale esercizio anticipato del secondo anno. Nel secondo caso, quindi di mancato “Switch to Protection”, il certificato manterrà le sue caratteristiche iniziali e continuerà quindi a pagare i premi mensili alle condizioni previste, così come il rimborso del capitale a scadenza rimarrà vincolato al rispetto della “barriera a scadenza”, coincidente alla “barriera premio”.
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